domenica 27 dicembre 2015


   Il CONFRONTO CON GLI ALTRI MALATI

Inevitabilmente quando sei ricoverato che tu lo voglia o no, ti devi rapportare con gli altri ammalati che vivono nei letti vicini. Dato che io non sono una "musona" e di conseguenza non mi piacciono questo tipo di persone, prima o poi si parlava. Scambi di esperienze e sintomi vari. Chissà perché ho sempre avuto una specie di calamita, e le persone disabili mi guardavano e si aprivano. Ho imparato che quelli più deboli inconsapevolmente si servono di te e hanno bisogno della tua energia. Ma dato che ne ero un po' priva in quel periodo, diciamo che era uno scambio alla pari. Ricordo però una donna, anche se sembrava una ragazza, sulla quarantina (io avevo 29 anni) calabrese, abbastanza taciturna. A detta di sua sorella era analfabeta, e mentalmente ritardata, diciamo a livello infantile. Più passavano i giorni , qualche parola in più la diceva. Io poi la incalzavo : "Oh Giovanna, ma sei muta? " lei mi sorrideva! "Evviva!! Almeno sorridi!" Se c'era da aiutarla , per alzarle il letto (era ancora con la manovella!!" ) se ero alzata lo facevo. Mi parlava in calabrese, l'italiano lo sapeva poco. " Ma che terrona che sei"  Era stata operata e nei giorni seguenti aveva la flebo. La sento che si lamenta: "Che c'è?" "Mi fa male...ahiaaaa" "Cosa ti fa male? " Mi fa segno il braccio che era gonfio. Era fuori vena, così suono il campanello. Non arrivò subito l'infermiera, avevano da fare, ma non passarono più di 5 minuti. E questa tirava certi versi. Al che mi stavo rompendo , e poi avevo anche la febbre. " E smettila un po' !! E che due palle, per un po' di liquido fuori vena, Piantala che arrivano adesso" Così smise di rompere. L'infermiera mi disse che succedeva. " Ma niente , è uscita la flebo e fa la drammatica" Così sorridendo gliela cambiò. I giorni seguenti la aiutavo anche di notte ad andare al bagno in fondo al corridoio, altrimenti si sarebbe persa. Il giorno che mi dimisero, venni a sapere la settimana seguente da un'altra ragazza ricoverata con me , che si mise a piangere e mi rincorse perché non voleva andassi via. Ancora oggi tratto normalmente le persone disabili, in carrozzina o no. Sono amica dal 90 con una ragazza con la spina bifida. Ma se la devo sgridare lo faccio.

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